Parigi by Lorenzo Viani

Parigi by Lorenzo Viani

autore:Lorenzo Viani [Viani, Lorenzo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Storico, Biografica
pubblicato: 1925-11-15T00:00:00+00:00


Uscivo sovente con il Console. Un giorno udii sul capo come il ronzio di un calabrone gigantesco. Alzai gli occhi stupito: un aeroplano volteggiava su noi.

'V'interessano gli aeroplani?' gli chiesi col cuore sulle labbra. 'No' rispose il Console e non si distrasse dalla contemplazione del selciato.

Un'altra sera mi trascinò riluttante alla Sorbona per ivi infliggermi una lezione di Ledantec. Io entrai alla Sorbona, diremo, alla "carlona", baloccavo di qua e di là, guardando ora il soffitto, or l'impiantito. Il Console si era ammusato; quando si immergeva nella contemplazione diveniva terreo, i pensieri pareva gli spaccassero le voltate del cranio. Che brutta bestia questa filosofia! Io ho osservato una cosa: i filosofi quando veggono uno allegro, s'immalinconiscono. Per distrarlo dal peso di tremendi pensieri io lo interrogai:

'Qui ci debbono essere dei dipinti di Puvis de Chavanne.'

Il Console mi prese per un braccio, tese ambo le orecchie e mi chiese:

'Chi ti ha detto questo?'

'L'ho letto in un libro.'

Queste risposte secche disorientavano il mio ospite.

Nei corridoi della Sorbona c'era una radunata di fabbricatori di ipotesi, quella gente stregata dai "perché". Essi stavan lì puppati dal freddo, purgati dalle bevute d'acqua, pelati dal ribollimento delle cervella, con libri sotto le braccia e con le tasche strippate dai sunti bisunti: scalcagnati, senza ventre, imbarcati, sdutti, scarniti. Di costoro averne fatta una carrettata e portarli alla sardigna nel caldaione non ci sarebbe rimasto altro che un barattolo d'unto per lubrificare un torchio, che la loro carne doveva essere intrisa d'antimonio e tarmolata dalla pucecchie. C'erano anche le femmine: prendete qualcuno di questi tipi, infilategli la sottana e avrete il "bel sesso" che coperto e pienato avrebbe fecondato ragazzi di carta biasciata.

L'anfiteatro co' varii ordini balaustrati a dentiera si popolò di questi scenti; una luce elettrica era sulla cattedra dentro una ventola di maiolica i cui riflessi mettevano note di limone acerbo sopra quei volti patiti. Quando Ledantec apparve sulla porta e salì prestamente in cattedra, tutta la scolaresca s'alzò in piedi, e quel tratratacche mi dette l'idea che fossero uomini di legno. Non conoscevo il francese, studiavo, quindi, l'espressione degli uomini, il libro degli analfabeti. Ledantec doveva imbussolare cose chiare in altre più oscure e queste in altre tenebrose; lo vedevo dai gesti delle sue mani che si muovevano come se avvitasse qualcosa e dai ceffi degli alunni che s'intorbavano adagio adagio. Ad un certo punto egli prese un pezzo di gesso, disegnò alberi, solidi e poligoni sopra una lavagna. Dopo molto tempo, come Dio volle, quel gorgheggio cupo che usciva dalla cassetta toracica cessò ed io non potetti raffrenare uno sbadiglio come fa un cane dopo ventiquattr'ore che è a catena e non mangia.

'Tu hai sbadigliato?' mi chiese terrificato il Console.

'Vedi, Giorgio, malgrado che io abbia esperimentato lì sulle dure panche della Sorbona tutti i dodici modi di frenare lo sbadiglio, questo mi ha voluto far restare in vergogna al tuo cospetto.'

'E dove hai appreso questi modi di evitare lo sbadiglio?'

'In un libro.'

'Se la mia domanda' chiesi 'non può sembrare irriverente per il tuo maestro, gradirei sapere la relazione che può avere il disegno di un albero con un sistema di filosofia.



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